Ursula Querner, di cui ho sempre apprezzato con fervore ed entusiasmo la sua vita e la sua opera, nasce a Dresda nel 1921. Non ho conosciuto personalmente la signora Querner, ma la ricordo nel suo aspetto, morì nel 1969, allora io avevo solo 13 anni. Mi affascinava il fatto che lei vivesse, con la famiglia sopra uno scoglio. Infatti nel 1961, dopo alcuni anni trascorsi tra Amburgo e l’Italia, per motivi di studio, sbarca con la famiglia nell’isola di Ponza, e rimane folgorata e incantata, e col marito decidono di comprare uno scoglio dove esiste una piccola casa abbandonata ed un faro all’entrata del porto di Ponza. Qui nasce una casa-atelier che per il resto della vita della Querner diventa il suo quartiere, e dove ospita artisti. Ponza con le sue leggende, il mito di Circe, l’architettura mediterranea, i profumi , le rocce, ma soprattutto con il suo mondo subaqueo diventa una tappa importantissima per l’evoluzione artistica della Querner. In una intervista alla televisione tedesca dice: “qui a Ponza, se vedo una grotta, una roccia o una collina tutto è scultura. Anche l’uomo qui è più scultura. Ho visto che l’uomo quando mette la maschera da sub, si trasforma, diventa anonimo, va nell’acqua e diventa un essere completamente diverso….in fondo è l’antico simbolo della maschera….qui si chiude il cerchio, il mondo antico qui è attuale come quello moderno” E’ nell’assenza di gravità e nelle sensazioni che da essa derivano che la Querner in un uomo sott’acqua ne fa un uomo astratto, e questo che mi affascinò immediatamente quando iniziai a conoscere la sua opera. Erano gli anni che intorno ai tavoli dell’Wuinspeare Club, da me fondato sulla banchina di Ponza, si sedevano artisti e viaggiatori da tutto il mondo. Era il 1987 e conobbi le sue figlia Silveria e Florentin che mi fecero conoscere in maniera approfondita l’opera della madre. Nella casa-atelier sullo scoglio della Ravia, nacquero opere riguardante il mito omerico e non solo, opere esposte nei musei, nelle chiese e negli spazi pubblici di Amburgo e della Germania. Queste opere sono passate tra l’altro per mostre a Parigi. Anversa, Roma, New York, ecc. Nel 1962 vede la luce La Ponzese, un busto in bronzo cm 50×60.
La vita e l’opera dell’artista Ursula Querner è molto presente nella mia vita di fotografo e poeta e viaggiatore, grazie soprattutto alle figlie Silveria e Florentin e al bellissimo libro che mi regalarono.
La sua opera mi lega a quel processo culturale che mi porta a navigare rotte inesplorate dell’inconscio mediterraneo. La scultura di Ursula Querner la trovo oggi sui porti del bacino mediterraneo nei visi dei suoi abitanti, nella vita che portano addosso, dove il mito offre quello schema di comportamento che abbiamo vissuto che viviamo che potremmo vivere. A Ponza la Querner partorisce i motivi mediterranei come la storia di Circe e Ulisse, un opera in bassorilievo, che guarda al suo contenuto, al significato mitico dell’avvenimento. L’opera assume la forma di due corpi che ruotano sulla spiaggia come onde, come massi concavi che si avvicinano e si allontanano, confluiscono e si toccano. Anche opere come gli Ocenauti vengono pensati a Ponza, statue e bassorilievi in cui l’uomo sott’acqua diventa protagonista del suo essere.
Oggi Ursula Querner, come scrive la critica e storica Gottfred Sello nella sua biografia, è in buona compagnia, dovremmo citare Manzù, Giacometti, Marini. Quanto basta a fare di quello scoglio della Ravia, all’entrata del porto di Ponza, anch’esso un mito con cui poter vivere felicemente.
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