La foca monaca “u’voie marino”

U’voie marino, letteralmente il bue marino, così veniva chiamata la foca monaca nell’isola di Ponza. Ancora intorno agli anni 40 e 50, le nostre isole erano dimora delle foche. Qualcuno ne ricorda il muggito sonoro, da cui il nome popolare di bue marino. La fantasia della gente su tali suoni, di solito amplificati dal cavo delle grotte da cui provenivano ha ricamato terrificanti leggende. Il fatto che dimorassero nelle grotte dimostra come da allora esse non avessero molto spazio vitale all’esterno, sulle coste dell’isola, e che venissero combattute dai pescatori, con i quali erano in aperta, accanita, mortale competizione. Si sa per certo che la famosa “grotta azzurra” nella baia del porto e la grotta sottostante la Torre dei Borboni e tutte le altre grotte sparse lungo l’isola fossero abitate da foche, e noi bambini spesso si andava nella grotta azzurra a cercare prove della loro presenza che consisteva in escrementi. Anche la spiaggia del Frontone era meta delle loro soste al sole e talora si spingevano in avanti fino alle vigne, qualcuno ne ricorda averle viste mangiare persino la dolce uva di Frontone o starsene al sole sugli scogli delle Formiche. Una signora della località delle Forna raccontava che lei da bambina le vedeva prendere il sole sotto gli scogli alla Montagnella, qualcuno racconta che spesso nel porto saliva le scale di Punta Rossa fino nella piazzetta sovrastante. Questi elementi possono sembrare una pacifica coabitazione ma in realtà ai ponzesi la presenza della foca dava molto fastidio, sia per i danni che procurava ai pescatori sia come elemento disturbatore di una vita condotta sul filo della precarietà, dell’ignoranza e della miseria e perciò anche della paura. Mio nonno mi raccontava che già il padre gli raccontava dei danni che provocava ai pescatori, stiamo alla metà dell’ottocento, e che lui da bambino di foche ne vedeva tutto intorno l’isola e la sua distruzione fu un bene. E la cosa trova spiegazione diretta e convincente con la nascita dell’attività della pesca una volta che l’isola fu colonizzata, attività traenante per la nata economia isolana di cui gli isolani traevano sostentamento. Orbene le foche la danneggiavano, infastidendo i pesci, facendoli scappare dai bassi fondali, rompevano le reti sia quando si impigliavano o quando strappavano i pesci catturati ma soprattutto rompevano le nasse per mangiare le aragoste e i polipi di cui si sa sono ghiotte. I pescatori si difendevano ponendo lacci strangolatori vicino alle nasse ma già le reti ne facevano una moria, un pò come i delfini ora con le spatare. Tuttavia fino a quando la pesca non divenne intensiva e generalizzata la loro presenza fu motivo di aneddoti, si racconta come a Le Formiche, un banco di scogli a circa un miglio dalla costa sud, ce ne fosse una che aspettava i pescatori di “rotondi”e, dopo aver pasteggiato, se ne andava, e questo era ricorrente, quasi un tacito appuntamento. Come mi raccontavano da bambino che era naturale trovarsi accanto una foca nell’andar per mare, come compagna allegra e rumorosa. La sparizione temporale della foca monaca a Ponza non è documentata, molto probabilmente avvenne in periodi in cui non c’era ne tempo ne voglia di riflettere su fenomeni di tale genere e sicuramente non esisteva una cultura naturalistica e sensibilità ambientale, di certo scomparve per motivi naturali ovvero legati alla logica storia dell’uomo di allora, restrizione dell’habitat, impoverimento delle risorse alimentari, lotta dell’uomo per la sua sopravvivenza. Oggi non sarebbe così, un vero peccato per tutto il Mediterraneo. Quest’inverno sulla costa fuori Dublino nei piccoli porti le foche grigie vivono tranquille tra le barche indisturbate con i pescatori che gli davano pesce avanzato e i bambini che dalle banchine del molo gli buttavano aringhe e merluzzi, io mi sono visto dietro di un tempo ai racconti in mezzo al mediterraneo.

NUOVI AVVISTAMENTI DI FOCA MONACA

1)1995- FARO DELLA GUARDIA- all’alba con la testa fuori dall’acqua a pochi metri dallo scoglio appena affiorante lato Scarrupata.

2)2005- SCARRUPATA- LUGLIO ORE 22.30 vista nella sua interezza su uno scoglio, emette due suoni e si tuffa in mare da un raccoglitore di lumache di mare Nino Mazzella.

3)2005- FARO DELLA GUARDIA- ESTATE ORE 7 vista con la testa affiorante a circa tre metri dalla punta rocciosa.

4)2009- LUCIAROSA SPIAGGIA- LUGLIO ORE 6.30 visti una coppia sull’acqua notato il colore marrone

5)2009-ISOLA DI GAVI- 3 SETTEMBRE scoglio vicino all’isolotto verso ore 18.30 un singolo individuo si alza con la testa fuori dall’acqua. Nello stesso giorno un pescatore subaqueo la nota poggiata su una prateria di posidonie, notato la presenza dell’uomo si dirige verso la grotta sommersa lato Circeo.