Qualcosa si muove nelle viscere delle isole Ponziane

Lungo la costa orientale di Ponza (in particolare nella zona sud-ovest dell’isola) da molti anni si assiste a sporadiche intrusioni gassose o di vapori acqueo subacqueo, a soli pochi metri di profondità e di distanza dalla riva, spesso accompagnate da un forte odore sulfureo. Tali fenomeni si sono verificati più volte, negli anni, in una precisa zona dell’isola, pur rimanendo però di piccola entità e verificandosi in maniera incostante.

Quest’anno si è manifestata in maniera ancora più evidente un’intrusione subacquea di vapore in prossimità del “Faraglione del calzone muto”, precisamente in località Bagno Vecchio, luogo in cui sono ancora ben visibili antichi flussi lavici riolitici e trachitici. 

In questi giorni il sottoscritto e il dottor Vincenzo Bonifacio, amante della Geologia e dell’Archeologia, oltre che autore di un importante manuale di ricerca e divulgazione sulla storia di Ponza, abbiamo monitorato il fenomeno e abbiamo constatato un consistente aumento di pressione, intensità ed estensione nello spazio, accompagnato da un sempre più evidente odore di zolfo.

Questo nuovo e inatteso scenario del sistema di emissione subacquea mi ha insospettito ma non sorpreso, dal momento che la zona in cui si sono imposte queste forti presenze gassose, cioè nella parte meridionale dell’isola, costituisce un ambiente vulcanico, con vulcaniti idromagmatiche, emesse da diversi microcrateri.

Solo pochi giorni fa si è recata a largo dell’isola una nave oceanografica dell’ISPRA (Istituto Superiore per la protezione e la ricerca ambientale) per dei sopralluoghi in alcuni tratti di mare che l’istituto monitora; tuttavia non ho avuto la possibilità di mettere a conoscenza i ricercatori circa questa nuova realtà vulcanologica, perciò ho contattato alcuni ricercatori dell’Istituto Vulcanologico Vesuviano, cui mi lega un’antica amicizia e reciproca stima. 

In particolare il prof. Giuseppe Rolandi, già del Dipartimento di geofisica e vulcanologia dell’Università di Napoli, con cui da studente avevo collaborato per la costruzione della nuova carta geologica di Ponza. 

Il prof. Rolandi ha manifestato particolare interesse e si è messo a disposizione per un prossimo monitoraggio al fine di verificare la consistenza e la specificità gassosa delle emissioni, oltre che per informare il suddetto ISPRA di quanto si sta verificando, per un’ulteriore e più approfondita analisi.

Al possibile valore scientifico del fenomeno si aggiunge anche un fascino che unisce scienza e mito. 

E’ così che si ripresenta ai nostri occhi quell’antico e già noto legame geologico che unisce l’isola di Circe con le terre della Sibilla cumana descritte da Virgilio, con la dimora del dio Efesto e con il Vesuvio distruttore, di cui ci narra Plinio il Vecchio, ovvero quell’humus magmatico presente da secoli in tutto il Tirreno meridionale. 

È bello pensare che nelle viscere delle Ponziane qualcosa si muove.

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