Sulle rive di Istanbul
nella luce diaspora del mattino
le ombre di Nazim Hikmet
sono i passi a te dovuti
“i tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi”
hanno rapito Elena
non ci sono vincitori nè vinti
e ti vengo a cercare Istanbul
l’odore del Bosforo
mi disperde senza terre.
Mia Istanbul
perché mi lasci andare
mentre riaccendi
le ombre a venire
e laceri addosso
“i tuoi occhi i tuoi occhi i tuoi occhi”
Ho scritto a mio padre da Istanbul
sulla sponda anatolica
parto per Damasco e l’ecumene viaggio
sul porto un vecchio Allah ti protegga
eterno Omero
dove mi narri ancora
e a quale Dea mi affidi stamane
il nome della mia Musa conosci
quanto mare mi hai messo intorno
sommo saggio dove hai casa
dimmi se ricordi di me la voce, se
conosci un’altra isola per gli argonauti
I segreti di un viaggio non hanno porti sicuri
e nulla possediamo se non rotte
di desideri nomadi
Caro padre
non lasciasti che una storia viandante
un figlio straniero per terre e mari
che furono già tuoi da sempre
Al mare non sfuggono i suoi uomini
come agli Dei il fato.
Il tempo mi nutre e non mi appartiene
non sono segnato in nessun luogo
mi rimangono solo i tuoi ieri
l’oggi e il domani
sono isole nascoste.
Omero è il gran comandante
Come Ulisse
sul mare del ritorno
abbiamo pensieri vicino agli Dei.