Da libeccio e mezzogiorno
il mare d’inverno gonfio
sovrasta gli scogli di basalto
dilata l’aria di salsedine
e respiriamo mare e deserto
consuma la pietra
e arretra l’isola al vuoto marino.
Nel silenzio urlano da nord i venti
tra muri a secco nel mezzo tirrenico
come in acque materne
qui si fondono le stagioni
e la lentezza del vivere
l’incerto fato e il parto religioso
si squarcia la crosta del tutto
trema e sussurra a ogni cataclisma
la jangada de pedra e resiste.