Arrivo a Lisbona

Lisbona è un simbolo, come Dublino per Joice, Buenos Aires per Borges, Praga per Kafka, Marsiglia per Izzo, Parigi per Sartre.

Pessoa oltre ai poeti a cui dette vita, ebbe una sua vita: amori, dissapori, felicità, entusiasmi. Di pensiero aristocratico e conservatore, odiò i totalitarismi comunisti e fascisti…..creò movimenti e riviste letterarie….fù al caffè La Brasileira do Chiado, dove andava ogni pomeriggio, che con i suoi compagni fondò la rivista Orpheu e i grandi movimenti d’avanguardia della sua epoca. Antonio Tabucchi

Stare a Lisbona è un modo d’essere, è una maniera di stare nella vita. A. Tabucchi

Le acque mi chiamano, i mari mi chiamano, mi chiamano, levando una corporea voce le lontananze- Tutte le epoche marittime sentite nel passato mi stanno chiamando. F. Pessoa

La vita è un viaggio sperimentale fatto involontariamente. F. Pessoa
quando festeggiavo i compleanni avevo la grande salute di non capire niente. F. Pessoa

Partenza
Nel veder scorrere la vita umanamente
nelle sue acque sicure, io esito,
E mi trattengo a volte nella corrente
Delle cose geniali su cui medito.
Mario de Sa-Carneiro

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Buenos Aires

Fervor de Buenos Aires di Luis Borges è un libro d’avanguardia. Borges già ammalato di metafisica, canta le albe e le notti, la musica di Buenos Aires, piazze dechirichiane dove il tempo pare assente. Buenos Aires è già, invece, una città simbolo, una città metafora. Una di quelle città che come simbolo e metafora entreranno nella letteratura del Novecento. Antonio Tabucchi

Da tempo gli scrittori miei contemporanei sono i greci. Luis Borges 

Le strade di Buenos Aires sono le mie viscere. Luis Borges 

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Mediterraneo

 

Che cos’è il Mediterraneo? Mille cose insieme. Non un paesaggio,  ma innumerevoli paesaggi. Non un mare, ma un susseguirsi di mari. Non una civiltà, ma una serie di civiltà  accatastate le une sulle altre. Viaggiare nel Mediterraneo…..significa sprofondare nell’abisso dei secoli.
Fernand Braudel 

E’ stato versato più sudore a dissolvere i declivi dove si trovano i filari della vite che a tirar su le piramidi. Il muretto delle pietre è segno di ostinatezza, la foglia della vite di pudore, il grappolo di benessere.
I Greci apprezzavano il vino delle loro isole. Si sostiene che il primo tralcio di vite fosse stato trapiantato a Creta e che lì per la prima volta si fosse intesa l’ecumenica parola oinos. Ma la vite è più antica della storia del Mediterraneo. L’isola di Creta è probabilmente la culla dell’attività vinicola sul Mediterraneo.
Predrag Matvejevic

Per questi lidi mediterranei da Marsiglia ad Istanbul, da Genova a Lisbona, cammino, girovago secondo l’umore e sono felice e penso, mi fermo e scrivo, i piedi vanno avanti da soli, e nella mente arrivano le parole, poi torno a casa e tutto mi è più chiaro. Mi interessa, mi diverto a guardare la gente a immaginare i loro pensieri la loro vita. Mi sembra che a Marsiglia come in altre città mediterranee nessuno si sente solo. Sento che un sentimento d’isola mi attraversa, una vocazione teatrale, ma è solo una apparenza per sopravvivere o no, la solitudine sta come una linea di sabbia a chiudere la terra sul mare. La felicità mediterranea è giorno per giorno a dare senso alle cose, al tempo. Il mediterraneo è un destino, una porta aperta sul mondo. Ieri sera seduto ad un caffè di Barcellona ho letto che Goethe scrisse che gli era odioso ciò che lo istruiva senza accrescere o vivificare immediatamente la sua attività mentale, ho pensato la mia vita a Napoli durante gli studi, a volte provavo sentimenti di smarrimento quando nulla mi eccitava, poteva essere una visita ad un museo, un paesaggio, una storia d’amore, la scoperta di un pensiero. Mi innamorai subito della letteratura greca e latina, i poeti mi davano tutto.

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Quando vivo sopra un’isola vivo in mezzo al mare.

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La poesia è la vita migliore più ricca e profonda che del quotidiano non si riesce a cogliere…..J. Laforgue  

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Lentamente muore chi non capovolge il mondo. NERUDA

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La vita semplice è una follia, bisogna complicarsi la vita. EDUARDO 

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Lusitana

Alba dalla Lusitana

 

La Lusitana é una barca in legno con ordìnate in gelso e olmo, e il fasciame di iroko di circa metri 5.00 costruita nell’isola di Ponza oltre 40 anni fa dal maestro d’ascia Biagio Porzio. Biagio Porzio emigrò a Ponza da Torre del Greco negli anni 50. Figlio di Giuseppe Porzio grande maestro d’ascia della scuola torrese. Fu costruita per andare a remi, ha poppa concava. Fu disegnata dallo stesso Biagio con il solo metro della mente e del cuore marino. Furono costruite 4 modelli, ora ne rimangono 2, la Lusitana e la Zaccaria. Esse sono testimonianza di una tipica scuola ponzese di ccostruzioni di barche per navigare lungo la costa e per la piccola pesca sportiva. Lo scafo è fatto per andare a remi e di affrontare un moto ondoso abbastanza agitato. La barca si adegua con leggerezza alla galleggiabilita’ tra le onde. Inoltre naviga bene anche con un rilevante peso. La linea elegante sembra tagliata dalle mani di un grande sarto o dalla matita di un designe. Grazie Biagio Porzio ormai oltre novantenne.

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Ritorno alle 5 terre di Liguria

Ritorno alle Cinque terre di Liguria

mi son consegnato al silenzio di queste terre
amo perdermi nelle speranze dei luoghi
alla solitudine delle case e dei vicoli
al silenzio dell’incognito del precario

terre incantatrici come terre natie

sono tornato da Dublino
con Leopold Bloom camminavo tutto il giorno
Leopold continuava a dirmi
La soluzione a ogni cosa è l’amore
ma dubito che realmente lo pensasse
lui che fa di tutto per assomigliare ad Ulisse

sulle vie dell’acqua inesplicabile allora
incontrai le trappole al pensiero la fede e il caos
le mappe del passato la casa dove sono cresciuto
qui il tempo passò senza accorgersene
non ci fu realtà Itaca e oltre

quando tra rovine e naufragi spaesato
scesi su chi il ricordo conserva l’immagine del mio specchio
terre di Liguria

dai muri a secco osservo la crosta selvaggia degli scogli
la corteccia gentile della vite e nei grappoli le vene d’acqua
il sangue trasparente della vigna che ubriaca di virtù e di viaggio
come il pane raffermo di acciughe e sale seda la fame

da eremita del verbo mi riscaldo alle pietre dei muri a secco
e cammino nel silenzio dei passi
porto con me il vecchio orologio di un marinaio
i suoi pensieri la sua gioia
la giacca che indosso la guida
ogni passo un pensiero ogni attesa una lettera d’amore

poi scrivo

la poesia è la vita migliore del quotidiano
la poesia stordisce la poesia è salvifica
Omero ci ha lasciati da soli abbastanza
quanto era il nostro desiderio

in estate nuoto tra gli scisti argentei delle rive
sulla contorta e accatastata spigolosa costa
mi ferma la vita marina dei pesci e delle alghe
la luce di ritorno degli antichi abissi
le grotte marine dell’oscurità il tempo e la sua pietra

la sera sto a piedi nudi tra l’erba secca della falce
sopra i polverosi solchi della siccità di pietraie solitarie
sentieri dell’oblio arrampicati sul mare

negli orti marini ubriacanti
dove arriva solo la voce delle onde
una donna con un bambino lontano una vela spiegata

la nuda verità degli dei vigna e silenzio di vento
terra consolatrice terra di vita e misteri
dove sempre ritorno
esule di una patria marina persa

porto i suoi resti
scheletro d’isola grida marine grida primordiali

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Le vie del Mistral

Le vie del Mistral

dov’è la casa
degli inni di un tempo

mi chiamano le corporee voci

rocce grigie e rocce bianche
e poi gialle neri e verdi

sopra mari e per terre

il verde-azzurro mare delle isole
i campi delle vigne i cipressi

le case del silenzio
ogni stagione è ferita

mi tendono il cuore
la sognante estate di zefiro

distesa marina a scaglie di luce
e il levante dell’inverno mediterraneo

l’anfiteatro i suoi resti
io e queste pietre ci conosciamo e frequentiamo
giorni senza inizio e notti senza fine

percorrendo così i liberi sentieri
dell’oscuro destino

spaesato ho scavato
ogni delirio ogni istinto

il tempo è nudo

e quando vengo in questo paese
qualcosa si scioglie in me

anonimo potrò confondermi

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