L’analisi di Rita Bosso

Antonio De Luca scrive una pagina bella e intensa sull’isola ai tempi del confino.
L’articolo è stato pubblicato oggi da H24; l’Autore autorizza la pubblicazione su questo sito.
Leggere e ripensare alle parole di Aristotele è tutt’uno: lo storico narra i fatti accaduti, il poeta scrive dei fatti che potrebbero accadere secondo i criteri del verosimile e del necessario.
Per quanto riguarda i fatti accaduti, è possibile che quelli relativi al confino siano già stati completamente narrati; molti dei testimoni diretti sono morti, i pochi superstiti forniscono descrizioni rigorose e perciò scevre da sensazionalismi e da letture ideologiche; gli archivi pubblici e privati sono stati consultati e riconsultati. Cos’altro può venir fuori?
In effetti, dallo scritto di Antonio non emergono notizie sensazionali o inedite; molti dei nomi che cita (Maria Picicco, Temistocle …) sono gli stessi che, un paio di settimane fa, Assunta Scarpati ha rievocato in occasione del Primo Maggio; persino le foto che corredano i due articoli sono state scattate nella medesima circostanza: la visita a Ponza di Palmiro Togliatti. Però il poeta ci regala immagini preziose: il bambino che si solleva sulle punte dei piedi e guarda oltre le sbarre del carcere di Santo Stefano; la donna disponibile a dialogare con mondi e culture lontane (l’Argentina o un confinato piemontese); il paziente del manicomio pre-Basaglia … non hanno nomi e volti e ideologie, appartengono all’umanità, alla capacità di andare oltre (le sbarre, i muri, le parracine).
Lo storico avrebbe qualche remora ad attribuire a Maria la definizione di “partigiana”; il poeta, a ragione, dice che è una “partigiana totale”. Ovvero, secondo Aristotele: “Perciò la poesia è sia una cosa più filosofica sia una cosa più elevata rispetto alla storia: la poesia infatti narra più le cose universali, la storia invece le cose particolari.” 

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