mio padre navigava
per i mari del mondo
per questo
porto sangue irrequieto
non cerco forme
non mi preoccupo
degli errori
da bambino
per destino
vissi su un’isola
terra di vertigini
tra mare e vigneti
alberi di fichi e melograni
scogli e ulivi
andavo a piedi nudi
vestito di caso
e cicatrici sulle ginocchia
e soprattutto c’era una spiaggia
dove stavano le barche sparse
dove insabbiare i nudi piedi
al solleone
dalla spiaggia prendevo i pesci
scavavo a trovare le vongole
i granchi pelosi
e i vermi per pescare
dalla riva si prendeva il largo
si imparava a nuotare
e poi a remare
giocavamo a pallone
sulla spiaggia
stavano le appartenenze
c’erano gli incontri
stavano le allucinazioni
le promesse
esistenze senza giudizio
la vita a venire
la lentezza del tempo
nuove conoscenze
e una moltitudine
di nuove identità
sulla spiaggia
ci misi gli dei
c’era l’attesa delle cose
la lunga memoria del mare
un giorno
sempre per destino
scelsi la fuga
sulle rotte di mio padre
vivere altrove
libero
straniero
per lidi stranieri ovunque
e ritornare straniero sempre
ai confini
della strada
e delle case smarrite
delle genti scomparse
delle cose perdute
quel tempo irreale
con la bellezza del pensiero pulito
della spiaggia
e tutto ciò
che non capivo
con la ragione del tempo
si tramuto’
in una materia
la necessaria materia
di memoria
di stelle e di luna
di devozione alla parola
a cui
nulla può una logica