Riflessione sul libro “Teoria della dittatura” del filosofo francese Michel Onfray, appartenente alla corrente dell’edonismo e del post-anarchismo.
Nel libro Teoria della dittatura, Ponte alle Grazie editore, il filosofo francese Michel Onfray, che da sempre seguo, nell’analizzare le due opere di George Orwell, 1984 e La fattoria degli animali, ipotizza uno scenario dell’oggi, con una razionalità e lucidità analitica disarmante.
Mi viene da pensare come mai non l’avevo tenuta precedentemente in considerazione, questa analisi di Onfray, avendo già letto la maggior parte dei suoi libri.
Forse mi era sfuggito George Orwell, letto già da molto tempo.
Ma i filosofi arrivano dove una semplice mente umana non può vedere, o arriva leggermente più tardi.
E questo nonostante abbia continuato a interessarmi con cura e approfondimento di filosofia dal tempo del liceo. Quindi da 50 anni.
Certamente conoscendo Onfray e condividendo molto del suo pensiero, la sua analisi la tenevo nello stomaco o vagava nella mente come un nomade nel deserto.
Ma ci voleva questo suo ultimo libro a farla uscire alla luce del sole, in modo così libero e sconquassante. Illuminante. Entusiasmante e chiarificatrice sulla nostra condizione di individui di questa attuale società.
Diciamo che ho preso coscienza in modo filosofico di ciò che Onfray negli ultimi tempi scrive.
Il pensiero si è interiorizzato per dirla alla Ivan Illich, altro mio filosofo di vecchio riferimento. Quindi si è fatto esistenza.
Per prendere coscienza di un pensiero, bisogna che questi dentro di noi si faccia esistenza, diventi materia di vita.
Alcuni anni fa il Corriere della sera, diretto da Paolo Mieli, pubblicò un libricino sul filosofo francese, che ben presentava la sua idea del mondo e del pensiero corrente.
Rimasi sorpreso da questa iniziativa del Corriere.
In estate incontrai Mieli, con Gianluigi Nuzzi, nel mio rifugio di Ponza davanti ad un bicchiere di vino Utopia e un accurato piatto di spaghetti con calamaretti.
Mi fu naturale chiedere a Mieli il perché di quella iniziativa del Corriere, considerando le posizioni politiche del filosofo.
Iniziammo così a disquisire sulla filosofia di Onfray con il giusto entusiasmo.
Ci dava una mano il rosso di Utopia. Socrate prima delle lezioni era solito bere vino.
Michel Onfray attualmente nei suoi ultimi libri si definisce un anarchico-socialista.
Dopo essere stato il filosofo dell’ateismo filosofico e lo è ancora, un anarchico individualista e cultore dell’edonismo, del piacere. Proprio della tradizione filosofica greca epicureista, con una fortissima visione libertaria e anticapitalista, supportata da un individualismo esistenziale.
Di Onfray ho condiviso la rivolta dionisiaca e l’esistenzialismo ateo della Scuola di Francoforte.
E tutto ciò traspare ampiamente a tratti nel mio essere poeta, come scrivono i miei critici.
Paolo Mieli con immediatezza disse, oggi Michel Onfray è uno dei più grandi filosofi viventi.
Sicuramente ne abbiamo bisogno per sorvegliare la nostra libertà di pensiero e del suo sviluppo in questi tempi moderni dell’oggi, aggiunsi.
Il pranzo tra di noi avvenne in una conviviale disquisizione sul filosofo. E Mieli si mostrò un bel professore, preparato e illuminista.
Insomma non il Mieli opinionista che appare in televisione, ma il grande uomo di cultura che stimo e ammiro.
In quelle due ore posso dire che facemmo filosofia.
Perché per fare filosofia bisogna essere minimo in due, noi eravamo addirittura in tre.
Come dicevo all’inizio, in Teoria della Dittatura, Onfray rilegge con accurata analisi i testi di Orwell e ne deduce con ragione un accostamento ai tempi che viviamo.
Con anticipo si stanno avverando le previsioni di Orwell.
Dove il mondo sta andando, anzi dove precipita? E cosa sarà di quest’uomo cosiddetto civilizzato? Si chiede il filosofo di Caen.
Onfray il filosofo denuncia, anzi io lo sento gridare: in Orwell troviamo innestato un particolare discorso filosofico che ci porta a riflettere su quanto la nostra epoca sia un’epoca anch’essa di dittatura intesa nel senso di tirannia di minoranza.
Orwell ci parla del potere, del totalitarismo, della natura umana, ma anche e soprattutto della nostra modernità: dell’ipocrisia del linguaggio, della polizia del pensiero, del ricorso al politicamente corretto, della costruzione dell’opinione pubblica attraverso i media di massa, del controllo della vita attraverso la televisione, della distruzione del linguaggio, della riscrittura della Storia, della fabbricazione dei nemici mediatici, della diffusione delle notizie false, del governo delle élite, dell’estromissione del popolo dai centri di potere, dell’invisibilità del vero governo, dell’impoverimento linguistico, dell’abolizione della verità, della eliminazione della solitudine, dell’esultanza da dimostrare in occasione di feste obbligate, della riassegnazione di edifici ecclesiastici, della distruzione dei libri, della relegazione dei poveri ai margini delle città, dell’industrializzazione della produzione artistica, dell’organizzazione delle frustrazioni sessuali, della gestione dell’opposizione, dello sfruttamento del progresso a scopo di dominazione, delle mire imperialistiche, dell’insegnamento di una lingua unica, dell’abbassamento del livello d’istruzione generale, della riduzione di ogni pensiero critico a pensiero psichiatrico, dell’indottrinamento dei bambini, della negazione delle leggi della natura, della creazione di una realtà fittizia, della soppressione della bellezza, dell’invisibilità del potere, dell’eliminazione dell’ultimo uomo.
Mi sembra che tutto ciò si stia avverando e in parte si sia avverato.
Già si vive in questa organizzazione della società.
Quando tempo all’uomo rimane? La nostra non è più una società libera.
L’Europa è ora l’impero orwelliano.
L’impero di Maastricht come scrive Onfray. A mio avviso con grandi ragioni.
Un nuovo tipo di totalitarismo si sostituisce ai vecchi totalitarismi. Dittature che forse non si sono mai estinte.
Come si sta attuando questo nuovo totalitarismo? Con la distruzione delle libertà personali, l’impoverimento della lingua e della cultura, con l’abolizione dei classici, l’emarginazione della filosofia e della poesia, cancellando le parole e il passato, diffondendo notizie non veritiere, strumentalizzando la stampa, creando realtà fittizie, l’abolizione di ogni verità, la soppressione della storia, cancellando il passato e inventando la memoria, la negazione della natura, l’indottrinamento diffuso, l’uniformare il pensiero, la riduzione in schiavitù attraverso il progresso e la manipolazione di ogni forma di informazione.
Basti pensare che in Italia si va a votare secondo la Costituzione e dopo qualche mese il Presidente della Repubblica nomina un capo di governo non eletto dal popolo né presente in Parlamento.
E tutti i partiti e gli schieramenti politici si piegano e asservano al nuovo padrone.
Finiscono le idee, i distinguo, e le diversità.
Si abolisce ogni opposizione, ogni pensiero critico.
La stampa fa da segreteria al potere.
I sindacati si nascondono.
Ogni forma di controllo della democrazia si affievolisce e si piega al Comandante migliore di turno dell’Impero nascente.
O forse questo Impero è già nato e non ce ne siamo accorti del tutto, e ne siamo poco consapevoli.
Ci siamo arrivati a questa tirannia, denuncia il filosofo Michel Onfray. Non è il solo a prendere coscienza di ciò, e non deve essere il solo. Non può essere il solo.
Pubblicato su h24notizie.com