mi nascondo
tra polverosi antiquari
e vecchie botteghe
di una vita alla rinfusa
non sono mai stato bravo
a stare a lungo
in un posto
strade e spiagge
gole e sentieri
della dimenticanza
tra divinità
per i vicoli a calce
del Mediterraneo
segni del passato
nel silenzio delle case
delle pietre
trascinatrici ed essenziali
crudeli e necessarie
dai sottocoperta
dei bastimenti
salgo sul ponte
a cartografare abissi
ad avvistare isole e porti
mi nascondo
tra le onde del mare
nel lavoro della terra
santuari di riti
per fuggiaschi
rivoluzionari permanenti
attracchi di fortuna
dove l’amore
è ancora un Dio
vivo nella solitudine
dei luoghi di chi
sempre parte
e sta nell’attesa
del ritorno di qualcuno
vivo
nei racconti di avventure
nella gloria del Mito
tra le pietre di altri tempi
per incrociare
le lontananze della memoria
sto come chi mi ascolta
tra un milione di anni
un tempo geologico
un pensiero mi domina
in un universo drammatico:
l’uomo è nomade
la mia caverna
un labirinto
di appartenenza
un mondo
scoperchiato
dove anche gli Dei
sono emigrati
vivo per la poesia
ho conosciuto Ismaele
vengo da Algeri
a Tangeri mi son fermato
porto la Palestina nel cuore
il mio destino:
il caso mi è necessario
scruto la parola
primitiva e severa
il suo gesto
antico e pulito
così sono vivo