Il vento d’inverno
tormenta gli scogli
le alghe e lo straquo
la vigna e ogni arnese
spazza la terra arata
consuma le coste
tremano le pietre
e i vetri delle finestre
il fuoco
sulla legna salata
sconquassa
il mio vivere quotidiano
e un’esistenza agra
soffia sempre forte
dal lontano sud
dalle terre d’Africa
dal mezzogiorno della terra
porta la sabbia delle dune
il tormento dei popoli
il tumulto delle strade
la pioggia la notte
violenta sui muri
sembra che mi cada addosso
nell’ozio dei sogni
mi rassicura
piega gli arbusti
cadono
le cime degli alberi
porta via i sarmenti
cade l’intonaco dai muri
un vento che denuda
e mi fa ostaggio
mi fa forestiero
come il fato che mi scelse
l’erba è arsa dal sale
che il vento
porta dalle onde strisciate di bianco
soffrono gli uccelli
di solitudine
così il mio zaino di cuoio
con dentro
il rhum il binocolo
e gli ultimi appunti
la Terra del Fuoco
pagine ingiallite e consunte
di segni e di colori
che ho letto per tutta la vita
gli animali da pascolo stanno nelle spelonche
li sento belare
e il gallo cantare incessante
il geco la sera
è di fianco sul muro
al mio letto
alla luce della candela
mi guarda
e sembra che pensi
qualcosa ha da dirmi
solo i gabbiani
a metà giornata
simili a condor andini
salgono le vette del cielo
sembra che il vento sia eterno
che la terra di nuovo
stia per nascere
dallo sconquasso celeste
è questa una terra
alba dei tempi
magma silenzioso
che strega
che muta e trascina
Nave perenne
la sua luce è di un faro
sopra una roccia dura inaccessibile
fuoco puntato
nelle solitudini del Mediterraneo
dove conobbi i greci
le radici e il destino
e che la vita
non è solo dei vivi
mio padre
mi diede la sua storia
i viaggi e le rotte
le navi e i naufragi
le scarpe e i vestiti
la vita sopra una nave
mia madre il latte
la terra che succhiavo
di mosto e di vigna
di mare e di rena
di parole assolute
così
non fui solo
sopra
queste terre d’isola
isola come la fuga
quella Grecia che m’accora
Johana
dice che il paradiso
è qui
Odysseas Elitis in corsivo